“Tutto è bene per colui che è consapevole che tutto è bene. Se sapessero di stare bene, starebbero bene; ma finché non sapranno di stare bene, staranno male. Ecco tutta l’idea! Tutto! E non ce n’è un’altra”. Fedor M. Dostoevskij, I Demoni (1873).
Molte volte ci siamo sentiti tristi, altre volte malinconici, in altre ancora probabilmente queste sensazioni sono state talmente intense da farci pensare di essere depressi, inadeguati, sbagliati.
Vero è che a molti di noi sarà capitato, almeno una volta nella vita, di descrivere una propria esperienza come qualcosa di traumatico. Un ricordo doloroso, accompagnato da un carico intenso di emozioni negative, che ha condizionato, o condiziona tutt’ora, la nostra vita da impedirci di continuare a vivere ed essere come prima. Pochi disturbi hanno un impatto sulle relazioni umane paragonabile a quello della depressione: gli interessi e gli affetti, il lavoro, la vita sociale, il sistema familiare, il rapporto coniugale vengono letteralmente stravolti dai sintomi depressivi e dai correlati comportamentali.
Ma perché alcune esperienze sono traumatiche per alcuni di noi e non per altri?
Nessuno è immune da esperienze altamente disturbanti da lasciare un segno profondo. Può succedere, inoltre, che in un particolare momento della nostra vita, congiuntamente ad altre situazione e circostanze, siamo maggiormente vulnerabili all’impatto emotivo di eventi drammatici o anche solo un po’ disturbanti. Siamo tutti potenzialmente vulnerabili e ognuno di noi, attingendo alle proprie risorse o con un aiuto professionale adeguato, può superare queste esperienze e crescere come individuo anche in virtù delle stesse.